giovedì 11 dicembre 2008

Parlami d' amore


"Parlami d'amore" - "Io e Te".
Bellissima. Davvero bellissima frase. O almeno cosi' sarà per quelli, per i molti ("i pochi" cantava de André "che hanno una donna e qualcosa" ) che un te, un tu lo hanno.
Per gli altri?
Amarezza, tristezza, angoscia e nostalgia, ma anche un "dolce naufragar in questo mare" di ricordi, di un passato che ha assistito all' incontro, alla magia, all' unione di un io e un te, che ha visto sorgere e tramontare un noi.
Peccato. Peccato davvero. Annoverata né tra i molti, né tra gli altri: sospesa, spezzata, ignorando la sua interezza, si sentiva naturalmente incompleta.
Quel giorno, come sempre, camminava a passo veloce, cuffiette nelle orecchie, sguardo basso, apparendo una perfetta alienata. Mille pensieri le si affollavano nella mente, apparivano per poi scomparire altrettanto velocemente, uno solo sembrava non volerla abbandonare: parlami d' amore.
Lo sguardo di una mamma, l' abbraccio di un amico, la risata di un bambino, un ciuffetto d' erba che timido fa capolino tra le fessure di un muro di pietra: anche queste, pensava, sono manifestazioni d' amore, anche se non di quell' amore a lei cosi' sconosciuto e da lei cosi' lontano.
Aveva trascorso quel periodo della vita in cui i suoi coetanei conoscevano da vicino la vita, e facevano esperienze crescendo tra felicità e dolore, ad osservare ben protetta nel suo guscio quelle "inutili e sciocche complicazioni del cuore", quelle stesse da cui si era attentamente tenuta lontano ripetendosi che quello non era amore, e rifugiandosi in ideali ed improbabili amicizie.
Sognava l' amore eterno, che sarebbe arrivato solo al "momento opportuno" e allora si che sarebbe stato tutto perfetto ed impeccabile: due anime gemelle, anelatesi a lungo preservate per questo incontro tramutato in un unione eterna. Nessuno sbaglio, nessun ostacolo da affrontare o superare, nessun difetto o incomprensione, in una parola: una favola.
E riecco affiorare quella risatina divertita dipinta sul volto di chi ha l' aria di saperla lunga: "Non è propriamente cosi' che funziona! Più che di amore sembra tu stia illustrando un progetto! E' divertente....probabilmente non ne hai mai fatto esperienza, non è cosi'?". Tra gli ascoltatori serpeggia una lieve risatina, le sue guance diafane si tingono di un rosso vivo fornendo in tal mondo una risposta più che esaustiva.
Ma bene, voi che conoscete tutto sull' argomento, voi cosi' disinvolti e sicuri, perché non mi parlate d' amore, perché non me lo spiegate? Una domanda urgente nata nell' anima e soffocata in gola.
Poi un giorno era arrivato lui a parlarle dolcemente, ad istruirla, a renderla partecipe di qualcosa di inspiegabile.
Lo aveva notato per la prima volta in un caldo pomeriggio estivo sul far della sera. L' aria era diventata più fresca ed una leggera e piacevole brezza solleticava il viso; si era decisa, lontana dal sole e dall' affollamento delle ore calde, a fare una passeggiata in spiaggia.
Lentamente camminava giocando con la sabbia e canticchiava una delle sue canzoni preferite sicura di essere l' unico essere umano nel giro di miglia.
Quando all' improvviso ogni suo arto si blocca, la sua voce si spezza in gola: come quando si è sorpresi in un momento di libertà', subito ci si ricompone.
Non è sola. A pochi metri da lei, sta un ragazzo seduto in riva al mare : deve averla sentita canticchiare perché si è voltato verso di lei e dopo averle rivolto un lieve sorriso è tornato a rivolgere la sua attenzione ad un piccolo quadernino che poggiato sulle sue ginocchia riceve il leggero tocco di una matita impugnata da una mano abbronzata.
Era rimasta li' ad osservarlo un momento che le era parso un eternità.
Non le era mai piaciuto fissare gli altri, ma in questo caso era diverso: aveva quell' aria assorta, quegli occhi cosi' intensi. Il vento giocherellava con i suoi capelli che lui scostava pazientemente dalla fronte: sembrava il classico tipo, impossibile oggi da incontrare, che, preso dai suoi pensieri, non si cura del resto del mondo, e proprio per questo perfetto.
Quanto le sarebbe piaciuto sentire il suono della sua voce, conoscere i pensieri che turbavano la sua mente: ma tornata in se' aveva pensato fosse meglio allontanarsi.
Una settimana dopo, ormai lontana con la mente da quell' incontro, si aggirava cautamente con l' aria distratta in uno dei luoghi per lei più rassicuranti e familiari: una libreria. Era alla ricerca di nuovo materiale cartaceo da divorare, quando all' improvviso, in quel mondo delle meraviglie lo aveva scorto, quasi nascosto, mal riposto, come fosse li' per caso: seminascosto sotto una pila di libri ne era visibile a malapena il titolo. Come quando dopo tanti anni si ritrova un amico, con mano veloce si apprestava ad afferrarlo, ma non con la ruvida rilegatura in tela del libro si scontro' bensì con quel calore umano che non l' avrebbe mai più abbandonata.
Svelta ritrae la mano, alzando lo sguardo incontra due occhi calmi, profondi per nulla turbati da quell' inaspettato incontro.
Un rosso vivo tinge le sue guance, lo sguardo si ritrae, una flebile voce :"Mi scusi, lo prenda pure" - "Ma no, sono sicuro che l' ha visto prima lei"-"Bé a dir la verità ho già quel libro, l ho letto tante di quelle volte, volevo solo sfogliarlo velocemente."
Lui guarda sorpreso il viso basso, nascosto a tratti dai capelli e improvvisamente, inaspettatamente scoppia a ridere.
Un tuffo al cuore, forse aveva sbagliato a rivelare quel piccolo particolare a quello sconosciuto, ma al suo sguardo interrogativo ed imbarazzato, lui le aveva risposto cosi' : "E' buffo..vale per me la stessa cosa. Magari invece di sfogliarlo per la milionesima volta, che ne dici di parlarne davanti ad un caffè?".
A lei il caffè non piaceva, ma non le sembrava il momento adatto per un' osservazione del genere, quindi facendo appello a tutto il coraggio avente in corpo aveva acconsentito con un lieve cenno del capo.
Davanti ad un caffè e ad un succo all' ananas avevano parlato e viaggiato tra le pagine di tanti libi letti, quando ad un tratto lei, risvegliata da un remoto torpore, come se guardasse per la prima volta quello sconosciuto, aveva smesso di ascoltar le sue parole, ma non il suono della sua voce e finalmente l' aveva riconosciuto.
Dopo quel giorno si erano incontrati ancora, ed ancora: avevano parlato di libi, e di tante altre cose.
Lei non faceva che pensare a lui..ora si che poteva cogliere le sfumature del cielo e della tenera erba mattutina, della luna e sentire l' odore del vento.
Tutto le parlava di lui, perfino il suo silenzio..fino a quando un giorno mentre stavano chiacchierando, ogni suono si era spento in gola, i silenzi dei loro cuori si erano uniti ,mentre le loro labbra si erano sfiorate.
"Parlami d' amore" - "Io e Te".

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