sabato 28 febbraio 2009

Bleed just to know u're alive..


Ore 14:00.

La campanella dell’ ultima ora di lezione è suonata da circa mezz’ ora e lei,come gli altri studenti che abitano in prossimita’ dell’ edificio scolastico,è a casa gia’ da un po’. Mentre si siede a tavola per il pranzo, pensa che la mattinata appena trascorsa non è stata particolarmente entusiasmante: la scuola come sempre non va per il verso giusto e con gli amici,neanche a parlarne,è una guerra continua interrotta per fortuna da lunghe tregue! Come se non bastasse deve pensare anche a se stessa. Ogni qualvolta le torni in mente la sua precaria situazione esistenziale,meccanicamente si porta le mani alla bocca a mo’ di sfogo e in effetti delle unghie rimane poco o niente! Che ce l’ abbia con se’ perché non riesce a soddisfare le proprie aspettative? O forse è solo turbata da coloro che affermano che l’ uomo è destinato alla felicita’…e lei non ne vede neanche l’ ombra. È come se fosse su una zattera da mesi, nel bel mezzo di un oceano in tempesta e non riesca ad avvistare la terraferma. Tra l’altro lei soffre il mar di mare! Insomma gli ormoni sono impazziti e non è difficile capire che è nervosa. Non vorrebbe litigare,ma come spesso accade,una domanda o un’ affermazione che i genitori le gettano li’ tra un boccone e l’ altro senza badarci troppo,le presentano un occasione che mai potrebbe rischiar di perdere. Si sente improvvisamente attaccata e quei volti distesi, ma un po’ meravigliati per la sua reazione,appaiono ai suo occhi minacciosi e provocatori,quasi indagatori,come a volerle carpire i piu’ profondi pensieri della sua anima e naturalmente non puo’ permettere che cio’ accada. Cosi’,seguendo l’ istinto del momento, sfoga tutta la sua rabbia..da dove verra’ poi questa rabbia? Persino lei sembra ignorarlo. Il viso infiammato, lo sguardo fisso: “Non capite proprio niente,che gusto ci provate ad infastidirmi? Vado bene come valvola di sfogo per i vostri problemi?”. Cosi’ dicendo allontana il piatto da se’ in tono di sfida, guardando negli occhi i genitori si alza di scatto dalla sedia e con aria seria e risentita si dirige verso la sua camera,mentre questi sbalorditi esclamano una di quelle frasi che tutti i figli odiano sentirsi dire e che casualmente inizia sempre con “Ai miei tempi..”. Tuttavia quell’ aria seria è solo apparenza-parola chiave nei suoi rapporti sociali- infatti è gia’ pentita per cio’ che le è sfuggito di bocca e a tradirla sono proprio le mani che ,in contrasto con la sua compostezza,tremando si avvicinano alla bocca. Sbattendo la porta della sua camera,è sicura o quasi,di poter finalmente restare sola,di potersi lasciare tutto alle spalle e soprattutto di essere il solo giudice di se stessa:lei e nessun altro. Si abbandona sul letto con le braccia distese,quasi a volersi aprire a qualcosa di nuovo a cui donare tutta se stessa come finora mai è stata capace di fare: “E mai faro’”. Per una volta che ha una certezza non ne è affatto rincuorata,testimone una lacrima che lentamente le riga il viso e le annebbia lo sguardo rivolto all’ infinito oltre il soffitto della stanza. Senza neanche pensarci si infila le cuffiette nelle piccole orecchie, troppo piccole perché l’ apparecchietto possa rimanervi incastrato a lungo e spinge freneticamente il pulsante del volume. Do you wanna be somebody else? Are you sick of feeling so left out? Are you desperate to find out more before your life is over? Are you stuck inside a world you hate? Welcome to my life. Sembra proprio scritta per lei,per dimostrarle che non è sola e che molti altri sono nella sua stessa situazione,ma come potrebbe questo consolarla?Quella canzone le parla di quel mondo che non riesce a comprendere,in cui cerca un appiglio e con cui vorrebbe rappacificarsi….ma poi,come in un film,vede scorrere velocemente nella sua mente le immagini dei sorrisi, dei volti di quelli che ogni giorno la fanno s entire fuori posto,una nullita’. E sa di esserlo,sa di aver gettato al vento sedici anni della sua esistenza (non vita) ma non sopporta di sentirselo dire da loro,che in fondo non sono affatto migliori di lei. Intanto la canzone è terminata, ma ne è iniziata gia’ un’ altra: I miss you Chi ha perso lei? O meglio quante cose ha perso in questo gioco che chiamano vita?Molte e se non agisce subito perdera’ tutto,perché quando ormai in eta’ avanzata si guardera’ indietro sara’ troppo tardi. “In fondo è proprio l’ ansia di vivere veramente per non avere rimpianti che non mi permette di vivere”. E dopo essere arrivata a questa conclusione si accorge che pur essendo barricata nel suo mondo,quello che ha creato per se, l’ aria è diventata ormai rarefatta.Sente dentro qualcosa che anela ad esplodere: amore o odio? Altre volte le è capitato di sentirsi felicissima o tristissima e il non riuscire ad esprimere questo sentimento nella sua interezza la costringe in una prigione d’ angoscia e d’ inadeguatezza. Immediatamente lo sguardo corre alla finestra alla quale si avvicina come una ginnasta alla sbarra: espira profondamente e alza il viso verso il cielo quasi a voler trovare pace. I fievoli raggi del sole riscaldano l’ aria e giocano a nascondino tra le nuvole,mentre una lieve brezza culla i sottili e teneri fili d’ erba dei campi.. Il panorama è stupendo, o almeno lo è per lei, che non lo cambierebbe con nessun altro al mondo tanto lo ama. Come stregata dall’ aria, con gesti lenti si toglie le cuffiette mentre lo sguardo assente fissa il vuoto. Nessun rumore disturba la quiete che regna sovrana tranne gli echi lontani della superstrada che è stata costruita da poco. Poi tende l’ orecchio… in lontananza risuonano repentini e monotoni due colpi di batteria,sempre gli stessi. Nella passata estate, durante le giornate afose questa specie di suono sterile infastidiva la mente piu’ del ronzio di una mosca insolente, ma ora le appare rincuorante, quasi a confermarle che non tutto cambia…eppure “Molte cose sono cambiate.” Lo sguardo ora velato da un ombra scura si posa su un piccolo spazio non lontano dal suo punto di osservazione: è un piccolo orto chiuso da un cancelletto in legno. Appoggiati a questo stanno degli attrezzi da lavoro:semplici,non certo nuovi, sembrano voler raccontare una storia di passione e di bei tempi passati. Velocemente lo sguardo si discosta da questi per frenare i ricordi, ma ruotando cade fatalmente su l’ unico fiore dell’ orto: una rosa,pallida,fresca,tenera perché giovane e allora involontariamente e con dolce sorpresa le torna alla mente qualcosa che sembrava andato perso per sempre. Scorge in quell’ orto una vivace ragazzina dai capelli corti che non sembra proprio voler sta ferma e che, ripetendo tra se e se una cantilena di cui hai inventato le parole, saltella a piedi uniti qua’ e la’ chinandosi d volta in volta quasi a finire con il viso per terra in cerca di un compagno di giochi di cui meravigliarsi o spaventarsi. Poi stanca dell’ infruttuosa ricerca si rotola lungo un lieve pendio fin quando non viene fermata da un ostacolo…un ombra la ripara dal sole e lei sicura e per niente sorpresa si alza aggrappandosi ad una mano forte,grande, forse un po’ rugosa e non proprio pulita, curiosa e non certo bella ma affettuosa e calorosa. E cosi’ il vecchio e il giovane si incontrano e rimangono legati per sempre da un filo invisibile che parte dal profondo del cuore. La bambina alza lo sguardo e felice di aver trovato il suo compagno d giochi con la sua buffa voce da bambina esclama : “Quando saro’ grande..” La voce senza dubbio è rimasta la stessa, ma dove sono finiti quel viso dolce, quelle maniere docili, quella vivacita’, quella sicurezza e curiosita’? Sono forse sparite? Forse no, ma hanno inevitabilmente lasciato posto all’ insicurezza, alla timidezza piu’ testarda, alla fragilita’ ben celata da una durezza e modi bruschi che le hanno garantito il soprannome antipatico e snob di “iceberg”,scelto proprio dalla sua migliore amica che dovrebbe conoscerla piu’ di tutti. Gli altri non sanno,non vedono, come ciechi si muovono a tentoni e puntualmente cadono nell’ affannosa ricerca dell’ altro. E lei invece? Cosa sa lei? Lei non puo’ conoscersi, puo’ solo provarci. È condannata come gli altri alla solitudine, ma le lo sa e non si arrende. O forse gia’ si è arresa? Pensando a cio’ si blocca improvvisamente,apre un cassetto e ne tira fuori un taccuino e allora ricorda…una volta qualcuno l aveva chiesto perché scrivesse e lei senza rifletterci aveva risposto: “La carta aiuta piu’ delle persone. Ascolta senza stancarsi e non ti tradisce mai”. Ma in realta’ è cosi’? Lei sola sa quanto preferirebbe avere al posto di quel foglio candido qualcuno in carne ed ossa, ma qualcuno di diverso, non di quelli che si pongono sul piedistallo e amano gli altri solo perché guardandosi allo specchio possono compiacersi di essere migliori. Non serve gente del genere al mondo. Mentre si appresta a d affidare le sue confidenze al suo fedele taccuino viene interrotta: “Chiara vieni. Non fare cosi’. Devi pur mangiare qualcosa, altrimenti ti sentirai male”. Sara’ questo un segno del destino? Deve smettere di scrivere e aprirsi con gli altri? Ride dentro di se..no è solamente sua madre che come al solito si preoccupa del cibo. Ricordandosi di come si era sentita poco prima dopo la sua squallida scenata, Chiara pensa che non sia il caso di rifare polemiche e s’ impone di non essere insolente per le prossime ventiquattro ore. Apre di nuovo la porta della sua camera, ma questa volta per lasciarsi dietro tutte le preoccupazioni, cio’ che era e che è e tornare finalmente alla vita quotidiana. Avviandosi verso la cucina chiede a se stessa un ultimo sforzo: apparire allegra per quanto possibile. Ore 14:30

venerdì 27 febbraio 2009

Fragile



Tu sei quello che non riesco a dimenticare


solo con gli occhi tuoi io continuo a vedere


guardo la luna in cielo è sola la mia ferita brucia ancora... è per te




vorrei dimenticare che non ci sei
dal cielo grigio piovono lacrime


m'hai preso il cuore ma quel che hai saputo dare
è un vento gelido che non fa respirare
non sento più quella tua voce
ormai più ascolto e più lei tace... è per te


vorrei dimenticare che non ci sei
dal cielo grigio piovono lacrime
si posano sul viso più fragile

nel tuo sorriso le mie favole
non voglio più restare solo
se puoi stringimi a tela mia ferita ha preso il volo
e viene verso di te... per te

sono fragile
( Fragile, Matmata )
E invece io vorrei dimenticare che ci sei...

La motivazione,dal mio punto di vista,della non possibilita' di estradizione passiva se da questa deriva pericolo di morte

Premesso che i seguenti articoli della Costituzione cosi’ recitano:
Art. 2 “La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l'adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale.”
Art. 3, primo comma “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.”
Art. 10, primo comma “L'ordinamento giuridico italiano si conforma alle norme del diritto internazionale generalmente riconosciute.” (Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell’ uomo e delle libertà fondamentali, firmata a Roma il 4 Novembre 1950, Titolo 1, art. 2 “Il diritto alla vita di ogni persona è protetto dalla legge.”)
Art. 27. terzo e quarto comma, “Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato.” “Non è ammessa la pena di morte.”
Il riconoscimento e la garanzia dei diritti inviolabili dell’ uomo ( art. 2) e l’ affermazione della loro uguaglianza di fronte alla legge ( art. 3) può essere estesa anche al cittadino straniero, conformandosi l’ ordinamento giuridico italiano alle norme del diritto internazionale ( art. 10, comma 1°) e stabilendo secondo l’ art. 10, comma 3° della Costituzione, il diritto d’ asilo per “lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l'effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana”. Ne consegue l’ impegno della Repubblica Italiana a difendere e a riconoscere il diritto alla vita dell’ uomo come un principio universale. Sarebbe pertanto anticostituzionale, che lo Stato Italiano permettesse l’ esecuzione di una pena capitale, che in alcun modo e per alcun reato potrebbero essere inflitta su territorio Italiano, salvo revisione della stessa Carta Costituzionale. Si creerebbe, infatti una disparità tra l’ effettiva legge vigente in territorio italiano e quanto invece, gli organi dello stato concorrerebbero nell’ avvallare. Per questo non è ammessa l’ estradizione passiva di una persona se da questa deriva il pericolo di morte.