mercoledì 24 dicembre 2008

Inverno



Sale la nebbia sui prati bianchi

come un cipresso nei camposanti

un campanile che non sembra vero

segna il confine fra la terra e il cielo.


Ma tu che vai, ma tu rimani

vedrai la neve se ne andrà domani

rifioriranno le gioie passate

col vento caldo di un'altra estate.


Anche la luce sembra morire

nell'ombra incerta di un divenire

dove anche l'alba diventa sera

e i volti sembrano teschi di cera.


Ma tu che vai, ma tu rimani

anche la neve morirà domani

l'amore ancora ci passerà vicino

nella stagione del biancospino.


La terra stanca sotto la neve

dorme il silenzio di un sonno greve

l'inverno raccoglie la sua fatica

di mille secoli, da un'alba antica.


Ma tu che stai, perché rimani?

Un altro inverno tornerà domani

cadrà altra neve a consolare i campi

cadrà altra neve sui camposanti.

giovedì 11 dicembre 2008

Faber: uno tra i piu' grandi poeti del '900


VIA DEL CAMPO

Via del Campo c'è una graziosa
gli occhi grandi color di foglia
tutta notte sta sulla soglia
vende a tutti la stessa rosa.

Via del Campo c'è una bambina
con le labbra color rugiada
gli occhi grigi come la strada
nascon fiori dove cammina.

Via del Campo c'è una puttana
gli occhi grandi color di foglia
se di amarla ti vien la voglia
basta prenderla per la mano

e ti sembra di andar lontano
lei ti guarda con un sorriso
non credevi che il paradiso
fosse solo lì al primo piano.

Via del Campo ci va un illuso
a pregarla di maritare
a vederla salir le scale
fino a quando il balcone ha chiuso.

Ama e ridi se amor risponde
piangi forte se non ti sente
dai diamanti non nasce niente
dal letame nascono i fior
dai diamanti non nasce niente
dal letame nascono i fior.

Parlami d' amore


"Parlami d'amore" - "Io e Te".
Bellissima. Davvero bellissima frase. O almeno cosi' sarà per quelli, per i molti ("i pochi" cantava de André "che hanno una donna e qualcosa" ) che un te, un tu lo hanno.
Per gli altri?
Amarezza, tristezza, angoscia e nostalgia, ma anche un "dolce naufragar in questo mare" di ricordi, di un passato che ha assistito all' incontro, alla magia, all' unione di un io e un te, che ha visto sorgere e tramontare un noi.
Peccato. Peccato davvero. Annoverata né tra i molti, né tra gli altri: sospesa, spezzata, ignorando la sua interezza, si sentiva naturalmente incompleta.
Quel giorno, come sempre, camminava a passo veloce, cuffiette nelle orecchie, sguardo basso, apparendo una perfetta alienata. Mille pensieri le si affollavano nella mente, apparivano per poi scomparire altrettanto velocemente, uno solo sembrava non volerla abbandonare: parlami d' amore.
Lo sguardo di una mamma, l' abbraccio di un amico, la risata di un bambino, un ciuffetto d' erba che timido fa capolino tra le fessure di un muro di pietra: anche queste, pensava, sono manifestazioni d' amore, anche se non di quell' amore a lei cosi' sconosciuto e da lei cosi' lontano.
Aveva trascorso quel periodo della vita in cui i suoi coetanei conoscevano da vicino la vita, e facevano esperienze crescendo tra felicità e dolore, ad osservare ben protetta nel suo guscio quelle "inutili e sciocche complicazioni del cuore", quelle stesse da cui si era attentamente tenuta lontano ripetendosi che quello non era amore, e rifugiandosi in ideali ed improbabili amicizie.
Sognava l' amore eterno, che sarebbe arrivato solo al "momento opportuno" e allora si che sarebbe stato tutto perfetto ed impeccabile: due anime gemelle, anelatesi a lungo preservate per questo incontro tramutato in un unione eterna. Nessuno sbaglio, nessun ostacolo da affrontare o superare, nessun difetto o incomprensione, in una parola: una favola.
E riecco affiorare quella risatina divertita dipinta sul volto di chi ha l' aria di saperla lunga: "Non è propriamente cosi' che funziona! Più che di amore sembra tu stia illustrando un progetto! E' divertente....probabilmente non ne hai mai fatto esperienza, non è cosi'?". Tra gli ascoltatori serpeggia una lieve risatina, le sue guance diafane si tingono di un rosso vivo fornendo in tal mondo una risposta più che esaustiva.
Ma bene, voi che conoscete tutto sull' argomento, voi cosi' disinvolti e sicuri, perché non mi parlate d' amore, perché non me lo spiegate? Una domanda urgente nata nell' anima e soffocata in gola.
Poi un giorno era arrivato lui a parlarle dolcemente, ad istruirla, a renderla partecipe di qualcosa di inspiegabile.
Lo aveva notato per la prima volta in un caldo pomeriggio estivo sul far della sera. L' aria era diventata più fresca ed una leggera e piacevole brezza solleticava il viso; si era decisa, lontana dal sole e dall' affollamento delle ore calde, a fare una passeggiata in spiaggia.
Lentamente camminava giocando con la sabbia e canticchiava una delle sue canzoni preferite sicura di essere l' unico essere umano nel giro di miglia.
Quando all' improvviso ogni suo arto si blocca, la sua voce si spezza in gola: come quando si è sorpresi in un momento di libertà', subito ci si ricompone.
Non è sola. A pochi metri da lei, sta un ragazzo seduto in riva al mare : deve averla sentita canticchiare perché si è voltato verso di lei e dopo averle rivolto un lieve sorriso è tornato a rivolgere la sua attenzione ad un piccolo quadernino che poggiato sulle sue ginocchia riceve il leggero tocco di una matita impugnata da una mano abbronzata.
Era rimasta li' ad osservarlo un momento che le era parso un eternità.
Non le era mai piaciuto fissare gli altri, ma in questo caso era diverso: aveva quell' aria assorta, quegli occhi cosi' intensi. Il vento giocherellava con i suoi capelli che lui scostava pazientemente dalla fronte: sembrava il classico tipo, impossibile oggi da incontrare, che, preso dai suoi pensieri, non si cura del resto del mondo, e proprio per questo perfetto.
Quanto le sarebbe piaciuto sentire il suono della sua voce, conoscere i pensieri che turbavano la sua mente: ma tornata in se' aveva pensato fosse meglio allontanarsi.
Una settimana dopo, ormai lontana con la mente da quell' incontro, si aggirava cautamente con l' aria distratta in uno dei luoghi per lei più rassicuranti e familiari: una libreria. Era alla ricerca di nuovo materiale cartaceo da divorare, quando all' improvviso, in quel mondo delle meraviglie lo aveva scorto, quasi nascosto, mal riposto, come fosse li' per caso: seminascosto sotto una pila di libri ne era visibile a malapena il titolo. Come quando dopo tanti anni si ritrova un amico, con mano veloce si apprestava ad afferrarlo, ma non con la ruvida rilegatura in tela del libro si scontro' bensì con quel calore umano che non l' avrebbe mai più abbandonata.
Svelta ritrae la mano, alzando lo sguardo incontra due occhi calmi, profondi per nulla turbati da quell' inaspettato incontro.
Un rosso vivo tinge le sue guance, lo sguardo si ritrae, una flebile voce :"Mi scusi, lo prenda pure" - "Ma no, sono sicuro che l' ha visto prima lei"-"Bé a dir la verità ho già quel libro, l ho letto tante di quelle volte, volevo solo sfogliarlo velocemente."
Lui guarda sorpreso il viso basso, nascosto a tratti dai capelli e improvvisamente, inaspettatamente scoppia a ridere.
Un tuffo al cuore, forse aveva sbagliato a rivelare quel piccolo particolare a quello sconosciuto, ma al suo sguardo interrogativo ed imbarazzato, lui le aveva risposto cosi' : "E' buffo..vale per me la stessa cosa. Magari invece di sfogliarlo per la milionesima volta, che ne dici di parlarne davanti ad un caffè?".
A lei il caffè non piaceva, ma non le sembrava il momento adatto per un' osservazione del genere, quindi facendo appello a tutto il coraggio avente in corpo aveva acconsentito con un lieve cenno del capo.
Davanti ad un caffè e ad un succo all' ananas avevano parlato e viaggiato tra le pagine di tanti libi letti, quando ad un tratto lei, risvegliata da un remoto torpore, come se guardasse per la prima volta quello sconosciuto, aveva smesso di ascoltar le sue parole, ma non il suono della sua voce e finalmente l' aveva riconosciuto.
Dopo quel giorno si erano incontrati ancora, ed ancora: avevano parlato di libi, e di tante altre cose.
Lei non faceva che pensare a lui..ora si che poteva cogliere le sfumature del cielo e della tenera erba mattutina, della luna e sentire l' odore del vento.
Tutto le parlava di lui, perfino il suo silenzio..fino a quando un giorno mentre stavano chiacchierando, ogni suono si era spento in gola, i silenzi dei loro cuori si erano uniti ,mentre le loro labbra si erano sfiorate.
"Parlami d' amore" - "Io e Te".

lunedì 8 dicembre 2008

Dead Poets Society


No matter what anybody tells you, words and ideas can change the world. (Prof. Keating)
We don't read and write poetry because it's cute. We read and write poetry because we are members of the human race. And the human race is filled with passion. And medicine, law, business, engineering, these are noble pursuits and necessary to sustain life. But poetry, beauty, romance, love, these are what we stay alive for. (Prof. Keating)
I stand upon my desk to remind myself that we must constantly look at things in a different way. (Prof. Keating)
But if you listen real close, you can hear them whisper their legacy to you. Go on, lean in. Listen, you hear it? – Carpe – hear it? – Carpe, carpe diem, seize the day boys, make your lives extraordinary.
Welton Academy, hello. Yes he is, hold on. Mr. Nolan, it's for you. It's God. He says we should have girls at Welton.

domenica 7 dicembre 2008

Ore 7:00.
Beep Beep Beep. Un suono fastidioso. Odioso. Chissà’ poi chi mai l’avrà’ brevettato. Dicono che non faccia bene svegliarsi in questo modo. La sua mano cerca a tentoni l’ elemento di disturbo. Lo trova. Vorrebbe impedirgli di continuare a suonare, perché non vuole assolutamente alzarsi, non vuole ricordare chi è, dove si trova e perché..non vuole ricordare com’ è il mondo in cui vive. Preferisce continuare il suo sogno, era cosi’ entusiasmante il caldo palmo di una mano posata sul dorso della sua, strette in un abbraccio dall’ intreccio delle dita. Questa è la sua immagine ideale di amore, quell’ amore che dovrebbe pervadere ogni singolo angolo del mondo,ogni singolo individuo, ogni singolo viso e cuore, ma che l’ uomo distrugge ogni giorno, disdegna, umilia.
Non riesce a far smettere quel battagliero arnese, quindi rassegnata e un po’ imbronciata, con gli occhi ancora socchiusi, si alza, accende la luce, si guarda allo specchio e due lacrime silenziose le rigano il viso pallido. Si sente uno schifo e questa volta non per quello che vede, ma ancor peggio, per quello che non vede ma sa che c’è, e che nessun altro conosce apparte lei.
Brutto. Buio. E angoscioso. Un periodo cosi’ proprio non se lo aspettava alla sua eta’, le salgono le lacrime agli occhi per qualsiasi sciocchezza..quelle lacrime sono il rigetto della sua anima, sono il segno di una ferita aperta e fresca che non accenna a risanare.
Stringe i pugni più’ che può’, le mani gelide come sempre, si arrossano, ne porta una alla bocca lentamente, quasi meccanicamente, lo sguardo perso nel vuoto. Vi affonda duramente i denti fino a non sentire più’ il dolore, per spezzare i gola quei singhiozzi, quel grido disperato..quante volte lo aveva fatto nel silenzio di quella camera, quante volte si era sentita legata, in gabbia, si era sentita mancare l’ aria e non riconoscendosi si era stretta forte a se più’ che poteva per paura di perdersi in quell’ attimo.
Era sola, lei e nessun’ altro in quella camera: lei e nessun’ altro nella sua esistenza opaca. Tanti volti, tante voci..nessuno familiare, nessuno che accennasse a riportarla a casa. “Nothing lasts forever and its hard to hold a candle in the cold novembre rain”..tutto aveva un inizio e una fine, e allora che senso aveva pensare di poter essere felici? Perché affannarsi nella ricerca di qualcosa di irraggiungibile? Una volta, chi pensava le avesse spezzato le ali, le aveva detto : “Pensiamo di poter imbottigliare i sentimenti, per averli sempre a nostra disposizione, pensiamo che le persone siano nostre..col tempo ti accorgi che davvero il tempo è il nostro unico bene!”..eh si! Saggio citare Seneca..ma lei già’ lo sapeva questo, lo aveva sperimentato sulla sua pelle..sapeva che neanche quel corpo, quella mera esistenza era di sua proprietà’: per questo aveva deciso di dedicarsi a tutto, meno che a se stessa. Gli altri. Magari loro avrebbero potuto essere felici. Il mondo, che lei tanto odiava, la reclamava, e lei rispondeva alla chiamata perché lo amava, ma non quel mondo che la parola designa nell’ uso corrente..no..quello che era stato dimenticato,che era stato chiuso nel cassetto dei ricordi, pronto ad esser tirato fuori a loro piacimento..amava quei volti, quella gente, perché lei si sentiva una di loro, pur se molto più’ fortunata. Aveva spesso pensato che l’ uomo non potesse vivere rinunciando ad essere uomo.. “Un uomo fà quello che è suo dovere fare,quali che siano le conseguenze personali,gli ostacoli,i pericoli o le pressioni”..frase bellissima che lei ricordava, non tanto per il suo autore, quanto per l’ uomo di cui questa divenne citazione preferita, quello stesso uomo che tanto diede al suo paese..e ancora “il vero amore consiste nell’ amare cio’ che non ci piace per poterlo cambiare”..lei quel paese lo odiava, ma lo amava allo stesso tempo e sperava di poter fare qualcosa di buono per renderlo migliore, per portare avanti il sogno di tanti.
Questi i suoi desideri, i suoi propositi. Ma nella realta’? Nella realta’ quella persona non esisteva.
Al di fuori di quella camera lei non era nulla. Era un ibrido. Incapace di amare, incapace di darsi agli altri, sterile e insensibile. Egoista. Egocentrica. Ecco, continuava a perder tempo a pensare ai suoi difetti, come se al mondo questo fosse di aiuto, invece di darsi da fare. Una perfetta sconosciuta per sé e per gli altri. Ce l’ aveva sempre con tutti. Ce l’ aveva soprattutto con se stessa. Si odiava. Non capiva perché una simile persona fosse venuta al mondo. Al mondo non ne servivano di persone come lei. E tutti gli altri? Quelli che l’ avevano profondamente ferita? Lei non era affatto migliore di loro. Era come loro. Era una ragazza tra le tante. Probabilmente peggiore.
Guardava quell’ immagine riflessa e si sentiva profondamente lontana da quel corpo, quegli occhi la fissavano spenti. Tutti avrebbe voluto essere tranne quella ragazza li’. Perché proprio lei? Nella vita non avrebbe mai combinato nulla di buono. La sua era mediocrita’ a tutto tondo. Mediocre la fisicita’. Mediocre la mente. Mediocre il cuore. Sola. Sola doveva restare. Si era messa all’ angolo di sua sponte. E invece no. Lei sola non ci voleva stare. Lei voleva solo sentirsi una persona come le altre, con pregi e difetti. Voleva solo qualcuno che le mostrasse una ragione plausibile per continuare. Voleva essere capita. Era stufa di sentirsi sbagliata e fuori posto sempre e ovunque. Voleva qualcuno che la stringesse talmente forte da non sentir piu’ dolore, da non sentir piu’ nulla tranne il calore di un’ altra persona.
Anche quella mattina, mentre il mondo andava a rotoli, lei si era concessa la sua buona dose di egocentrismo. Intanto il tempo era passato pero’, di certo non se ne stava li’ ad aspettare che lei si decidesse e si desse una mossa. Si scuote, si asciuga il viso e in tutta fretta si prepara. Indossa la sua giacca, si avvolge nella sua sciarpa preferita e si infila le cuffiette nelle piccole orecchie: per i prossimi 8 minuti puo’ dimenticarsi di tutto e tutti. Poi quando sara’ costretta a tornare alla realta’, si vedra’..per ora il suo unico cruccio è perdersi nel nulla.
La vita a volte è inaspettatamente sorprendente, raramente in senso positivo, piu’ spesso in senso negativo.. pensi di avere gia’ tutto programmato, di avere tutto sotto controllo, di avere proprio tutto in ultima analisi..poi all’ improvviso il disvelamento: cade il velo oltre il quale non vedevi. Per la prima volta hai una panoramica reale di quello che è la tua di vita: non è un bel niente, perché tu non hai nulla. Quello che avevi è spazzato via in un istante e ti ritrovi a terra, e non c’è nessuno che ti conosca davvero e nessuno che possa aiutarti..se ce la fai bene, altrimenti tutto cambia, imbocchi una strada che ti cambia e cambia tutta la prospettiva che da sempre avevi dato per giusta. Pensavi che saresti sempre rimasto lo stesso, che le tue priorita’ sarebbero rimaste sempre quelle..tu che per gli altri eri una certezza ora non lo sei piu’ neanche per te. E tutti che continuano a credere in te, anzi che con il passare degli anni ti affidano sempre maggiori responsabilita’, la loro fiducia per niente scalfita, perché loro non vedono e non sanno, e tu un po’ ne ridi e un po’ te ne rattristi: nessuno sa quello che in realta’ sei, quello che ti passa per la testa..ed è meglio cosi’, le persone temono cio’ che non possono controllare.
Prima o poi si deve crescere e tu non lo accetti, sai che se entri in quel mondo ne rimarrai indelebilmente contaminato, e non vuoi..per te tutto è sempre stato o bianco o nero, senza mezze misure..e caspita è giusto che sia cosi’! Hai il diritto di sognare e sperare alla tua eta’..anzi è un dovere..DEVI farlo per tutti quelli che hanno smesso di farlo e per tutti quelli che non si sono mai dati per vinti e che ne hanno pagato le conseguenze sulla loro pelle..
La vita a volte è inaspettatamente sorprendente, ma non perché lo è in senso negativo non puo’ necessariamente avere risvolti positivi..qualsiasi esperienza, quale che sia la portata o il risultato insegna sempre qualcosa,fa parte di te..tu sei ieri e l’ in piu’ d’ oggi..non vi è un giudizio qualitativo possibile,ci sei solo tu e quello che puoi dimostrare di aver imparato e come puoi mettere a disposizione degli altri questo tuo vissuto.